mercoledì 16 luglio 2008

Psicobloc a Mallorca, II parte

UN'AVVENTURA PER SPIRITI EROICI

DAY 3
Gli americani ci portano al faro di Porto Colom sotto al quale la scogliera si apre in una grande bocca minacciosa.
La giornata è nuvolosa, l'acqua è scura e immobile, oggi non so se me la sento di fliñare.
Ry e Shawn al contrario partono come due locomotive, con tanto di salto dal bordo sommitale, saranno 20-25 metri; Come dicono a Bologna, ci vuole della buccia.

Tardo pomeriggio, andiamo a vedere la Cova del Diable a Portocristo (Quella di Two Smoking Barrels nel video di Loskot).

Degli scandinavi hanno montato delle corde per fare delle riprese, altri climber hanno una barca ormeggiata al largo, il rumore profondo nel mare rimbomba nella grotta sotto di noi.
La strizza mi fa venire freddo.

Non so come mi faccio convincere da Ry a scendere con lui per il destrepe; -Solo un giro, per vedere la Cova da sotto- mi dice -C'è una via facile per risalire?- chiedo mentre mi affaccio sul ciglio -Uhm, you need to squeeze your muscles- (c'è da strizzare i muscoli).

Un traverso a mezz'aria lungo la discesa ci porta a un balconcino sospeso a 7-8 metri dall'acqua. Sotto di noi una scaletta di corde per riguadagnare la posizione, sopra di noi una pancia strapiombante lascia intravedere le prime prese generose di Afroman (7b/15), poi chissà.
Ry parte descrivendomi i passaggi, ma dopo poche bracciate scompare fuori dal campo visivo.
Sono rimasto solo su questo maledetto balconcino.

Col cuore in gola afferro un enorme rovescio, respiro e stacco i piedi dal terrazzo; mi ritrovo a volteggiare nel vuoto e comincio a seguire le grosse bocche di calcare magnifico. Un allungo, oh no, ecco la tacca svasa di cui parlava Ry, disperato provo ad accoppiare. Se qualcuno mi sta incitando il vento ne porta lontano le voci, sono solooo, non ce la facciooo, uaaahhhhhh....

Splaaaash.


Riemergo dall'acqua contentissimo.
Sul ciglio della scogliera ci sono i ragazzi che mi salutano, chi cade merita sempre un plauso.
Ora possiamo andare a cena.


ALCUNE CONSIDERAZIONI


  • Cos'è questa roba? Boulder? Arrampicata sportiva?? Alpinismo??? Un po' di tutto, lo giuro. Le vie sono intense, il grado compresso in 3-4 movimenti di blocco da eseguire in uno stato mentale difficile da controllare. I gradi sono assegnati con una scala volutamente grossolana, 6b, 7a, 7c (probabilmente avrebbe senso anche solo parlare di 6°, 7° e 8°), perchè poi c'è l'altro numeretto a fianco da tenere in considerazione, l'altezza del crux. Insomma un 7b/10 in una baia protetta e un 6c/20 maligno con il mare aperto alle spalle se la giocano.
  • Proprio questo fattore, il contesto ambientale e l'impegno globale che una zona richiede, è distrattamente omesso nella guida di Miquel Riera. Alcuni settori sono dei piccoli luna-park (Cala Varqués), altri richiedono nervi freddi anche solo per arrivare all'acqua (Portocristo). Trasporto del magnesio, risalita dall'acqua, destrepes, vie di fuga alternative, insomma, lo psicobloc porta con se una componente d'avventura a tratti più simile all'esperienza alpinistica che al gesto sportivo.
  • Scalare con amici aiuta a diradare le paure, le loro urla sono kerosene per i tuoi bicipiti.
  • Scordatevi il relax di un pomeriggio nella falesia di casa. Lo psicobloc è brivido; che magicamente si trasforma sia in caso di successo che di salto nel vuoto.
  • La preparazione scientifica e l'attesa delle condizioni ottimali tipiche dell'arrampicata sportiva non esistono.
  • Le scarpette sono quasi sempre bagnate, il magnesio è poco (se ti passi istintivamente la mano sui pantaloncini bagnati con la vana idea di asciugare il sudore ti sei condannato), le prese specie vicino all'acqua, sono umide, a volte fradice. L'eleganza del gesto viene sostituita da un efficace, rabbioso tentativo di rimanere per aria.
  • Non c'è modo di provare o montare una via; niente resting, niente spazzolino, spingi sul pedale finché ne hai, ogni tentativo nella logica del gioco è semplicemente a muerte.
  • I lunghi secondi della caduta sorprendentemente ti lasciano il tempo di assumere la caratteristica posizione a siluro. Le braccia lungo i fianchi per evitare lo schiaffo ascellare, le caviglie unite per salvaguardare lo zebedeo. La pressione dell'impatto pompa acqua nelle condotte nasali. Un misto di yoga e ingegneria idraulica per liberarle.
DAY 4

Uno sguardo e una nuotata all'arco naturale di Es Pontas (sotto al quale corre Es Pontas, 9a?/20 di Chris Sharma), poi l'ultimo saluto a Cala Varqués.
E' il quarto giorno e i passaggi sono inaspettatamente più asciutti; anche Franza toglie il freno a mano e si lancia in un paio di potenti fliñadas.

Un saluto e un abbraccio agli americani e, con le scarpette bagnate nello zaino lasciamo la sabbia bianca e l'acqua turchese di quest'isola meravigliosa.
Giornate adrenaliniche, una carico di emozioni inattese, paure ancestrali, euforie viscerali.
Una sfida temeraria quanto infantile, un'avventura per spiriti eroici, in bermuda.

martedì 15 luglio 2008

Psicobloc a Mallorca, I parte

UN'AVVENTURA PER SPIRITI EROICI


DAY 1
Paura.
Sono sul ciglio della scogliera di Cala Varqués, sotto di me la roccia si sottrae alla vista lasciando spazio al vuoto e, una quindicina di metri più in basso, la tavola turchese del mare.
Un respiro, salto. Lo schiaffo dell'acqua, tutto intorno un frizzare di bollicine. Due pinnate vigorose per riguadagnare la luce accecante del sole.
Tutto ok, ora è il momento di mettersi le scarpette ai piedi.



Per raggiungere l'attacco delle vie si scende arrampicando lungo le linee più vulnerabili (destrepes), ma la strizza della discesa nel vuoto è forte e c'è chi preferisce quando è possibile arrivare a nuoto e asciugarsi alla meglio abbarbicato su una cengetta sul pelo dell'acqua.

Scendo giù tutt'altro che rilassato, mi guardo intorno, la linea di iniziazione (Genoveses, 6b/10) mi sovrasta minacciosa; non se ne parla nemmeno, risalgo da dove sono sceso. Qui ci vuole un altro salto per sciogliere l'adrenalina.

Mezz'ora dopo ci riprovo e mi ritrovo sotto la strapiombo della grotta con le mani impiastricciate di salsedine e sudore, niente magnesio.
Salgo per 5-6 metri sbuffando come un toro, poi perdo l'orientamento tra stalattiti e nicchie, annaspo con le braccia irrigidite dalla paura fino a che i nervi cedono. Stacco i piedi dalla roccia, guardo il blu sotto di me e mi lascio cadere. Splaaash.
Non pensavo che la tensione potesse sfinire le membra in questo modo, sono già a pezzi!
Guardo gli altri psicobloquers mentre mi asciugo al sole, ripasso la linea e memorizzo i movimenti come in una finale di coppa del mondo, riparto e questa volta esco fuori in fibrillazione, che soddisfazione!

Bruciati dal sole e dal vento ci gettiamo all'ombra della pineta di Beach-4 -che posto magnifico- penso mentre mi addormento.

DAY 2
Il sole impietoso di ieri ci ha ridotto come due roast-beef, passiamo la mattinata all'ombra della pineta fino all'arrivo degli americani.
Shawn e Ry salgono, scendono e saltano dalla scogliera come due gatti; galvanizzato mi cimento in qualcosa di più impegnativo.
Quattro allunghi mi portano a 10 metri di altezza, tacca, mano-piede, elettrizato mi allungo verso un buco; ma non ci sono più appoggi per i piedi, panico! Le esortazioni di rito eccheggiano intorno - C'moooon!- , -Vengaaaa!- . Con il cervello a mille giri mi stendo verso l'alto alla ricerca della presa della salvezza.. niente... uaaaaahhhh... il vuoto mi risucchia.
Hai tutto il tempo di guardare in basso il mare che si avvicina e Splaaashhhh.
Riemergo con la testa nel centro del disco di spuma bianca che si dilata, il terrore evapora in un secondo.


I ripetuti tentativi e le osservazioni di una giornata raffinano le strategie per potersi asciugare e cospargersi di magnesio sulle esigue cengette di roccia affilata, là dove con cameratismo si radunano gli psicobloquers scambiandosi pareri e condividendo la preziosa polvere bianca.

Ci spostiamo verso il settore Metrosexual. Shawn, Ry, Lauren e un paio di climber sudafricani si lanciano su una boulderosissima traversata sotto il tetto del grottino (Bandito, 7c/10) in uno spettacolo circense di lanci, sbandierate e urla primordiali.
Con le ultime luci del tramonto mi decido a provare la linea sotto la volta (Metrosexual, 7a/10). Questa volta i movimenti li ho già visti fare, un contributo psicologico determinante. Nonostante ciò dopo la cavalcata sotto la volta mi ritrovo impreparato sul passo chiave dell'uscita, la tacca di sinistra è più piccola dello sperato, il cuore accelera, sollevo il piede destro come posso, mi stendo, le dita della mano destra raggiungono qualcosa di buono, ma nello stesso momento i piedi si staccano, il corpo sventola fuori, la mano sinistra perde la presa, un microsecondo dopo anche la destra; pagherei per avere il fotogramma del mio volto in quell'istante.
Uuaaahhhh. Di nuovo tutto blu.
Esco dall'acqua, mi asciugo, mi preparo, salgo di nuovo determinato e questa volta trattengo la sbandierata. Le urla degli amici mi accompagnano nella goffa e nervosa rimontata finale, con le braccia di legno afferro quello che posso per portare il culo lontano dall'abisso, sono salvoooo! Uauhooo!

La percezione di tutte queste sensazioni è stata battezzata con un neologismo spagnolo: fliñar, un cocktail di terrore adrenalinico e vertigine di euforia. L'essenza dello psicobloc.



Goldie Hawn - 7b/10 - Cala Varqués