domenica 14 giugno 2009

Terminator Salvation


(Non leggete se proprio avete voglia di vederlo)

Sono appena tornato dal cinema, due o tre volte all'anno, mi dico sempre, una bella americanata va vista. Non c'è nessun tono dispregiativo in quest'aggettivo, in più occasioni Hollywood ha partorito grandi capolavori che hanno segnato la storia del cinema. Uno di questi è sicuramente stato Terminator, anno 1984. Il quarto episodio, invece, cadrà presto nel dimenticatoio.

Siamo nel 2018, sulla Terra gli uomini lottano per resistere alla supremazia delle macchine guidate dal cervellone di Skynet, il sistema di sicurezza intelligente tutto made in USA che una quindicina d'anni prima (Terminator III, il giorno del giudizio) scatenò la catastrofe atomica.
Beh, di radizaioni, piogge acide, uomini mutanti e inverno post-nucleare nemmeno l'ombra; la contesa tra macchine e resistenza umana si gioca in una California desertificata e in macerie (il Golden Gate è solo un po' più arruginito). I cattivi per rompere la monotonia dello scheletro di titanio modello Schwarzy dispongono di un parco robot che include bestioni enormi dotati di pinze acchiappa-umani (sono utili come prigionieri, ma non spiegano mai il perchè...), motociclette smitraglianti che possono essere all'occorrenza domate e pilotate da umani, serpentoni acquatici versione in miniatura delle seppie di Matrix e delle astronavi a reazione pure queste copiate da Matrix.
I buoni invece sfoggiano un look tra il marine, il ribelle mad-max e il gerarca SS. Ancora una volta sulla scia Matrix (uno dei masterpiece hollywoodiani di cui sopra) agli umani del futuro piace mescolare alta tecnologia (mappe digitali del territorio e palmari touch screen) ad articoli di modernariato (mangiacassette e radio a valvole); decadenti, ma con stile.
Le macchine hanno escogitato un piano improbabile per far fuori John Connor che prevede l'uso si un umano robotizzato come infiltrato. Sotto la pelle e la barba di due giorni si nascondono valvole e pistoni, ma siccome gli hanno lasciato il cuore il piano si rivela un fallimento perchè gli basta strapparsi via il chip dalla nuca per tornare a sentirsi un uomo.
Parallelamente fanno credere alla Resistenza di essere vulnerabili a un segnale radio che provoca lo spegnimento delle macchine. Ma in realtà è un vecchio barbatrucco per attirare i topi in trappola.
La trama del film, scontata, prevedibile e costellata di espolosioni, degenera negli ultimi dieci minuti, quando le macchine sembrano avere la vittoria in pugno con John Connor e il suo futuro padre (si tratta del ragazzino che verrà mandato nel passato a salvare Sara Connor in Terminator I...) entrambi nel bel mezzo del loro quartier generale. Ma per terminarli c'è solo un volgare T-800 modello Schwarzy che dopo due fucilate ha già le vesti dello scheletrone dagli occhietti rossi; per di più invece di essere programmato per stritolarli con i suoi braccioni una volta acchiappati, si limita a scagliarli contro il mobilio o a prenderli a pugni (ma perchè un suo fendente può tirare giù una parete, ma sulla mascella di un buono si limita a causare sporadiche abrasioni? bah..).
Insomma avrebbe mille occasioni per fare a pezzi i Connor, ma con la solita strategia fallimentare del cattivo si lascia sempre sopraffare da giochi d'astuzia, colate di lava, getti d'azoto liquido e sprangate. Infine per portare a casa la pelle di Connor interviene l'uomo-macchina convertito alla causa umana che decapita il terminator senza tanto tergiversare. Notare che lo scontro si svolgeva nel bel mezzo della fabbrica di T-800, nel cuore della capitale dell'impero delle macchine, possibile che non potessero predisporre più organico per assicurarsi la vittoria?

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