lunedì 19 aprile 2010

Motor-trekking in Thailand (part 1)


Attraverso montagne e foreste nella regione di Chiang Mai con tre motociclette e tre amache

Eccolo che arriva. Io e Hauke cominciavamo
già a perdere le speranze di vederlo di nuovo e invece Andreas con una sgommata parcheggia lo scooter davanti al Writer's Club bar nel centro di Chiang Mai e si siede al nostro tavolo sfoderando il suo miglior sorriso.
Ci eravamo dati un appuntamento per il giorno anteriore e gli raccontiamo di come il nostro autobus per Bangkok è andato in panne nel cuore della notte e delle interminabili ore di attesa sul ciglio della strada e del treno notturno e del nostro arrivo nella calura del mezzogiorno di Chiang Mai, la capitale della Tailandia del nord.
Cominciamo a proporre idee e a sfoderare piani per la nostra imminente spedizione verso la selva montana che si estende a est e a nord verso i confini con la Birmania e una lista di priorità è presto stilata.

1. Trovare una stanza in una guesthouse del centro, mollare gli zaini e farsi una doccia dopo 40 ore di viaggio tra autobus e treno.
2. Munirsi di motocicletta. Andreas ci assicura che è il mezzo più comodo per muoversi tanto nella città come per i monti qua intorno.
3. Trovare le mappe con le strade, le mulattiere e i sentieri della regione intorno a Chiang Mai dove i campi e le risaie lasciano spazio alle montagne ricoperte dalla selva.

Presto fatto, in meno di un'ora siamo in sella alle nostre Honda 125cc 4 marce che si riveleranno poi essere dei muletti indomiti e inarrestabili; ci dirigiamo verso un grande emporio del libro dove ad aspettarci ci sono quattro scaffali di mappe e carte stradali. Comincia già quella che sarà per i prossimi giorni la nostra battaglia quotidiana: orientarsi con le mappe tailandesi. Ma di questo parlerò in seguito.
Ce ne andiamo con tre carte a scale diverse (io ne sono fin dall'inizio in via ufficiosa il custode) che purtroppo concordano solo in minima parte sulla denominazione di villaggi, cime e fiumi (la più nuova è del 2006, la più vecchia del 1992) e che verranno aperte, piegate, sgualcite e rigirate per tutto il viaggio.

Ancora equipaggiamento, ci fermiamo in un grande magazzino di materiale da caccia e outdoor per fornirci dell'essenziale amaca con rete anti-zanzare incorporata; sembra chiaro che l'attenzione vada rivolta più che agli agenti atmosferici (freddo e pioggia) agli agenti con sei o più zampe.
L'artefatto una volta montato è un incrocio tra un bozzolo di bruco da seta e una capsula per viaggi interstellari.
Corde e lacci per fissare gli zaini sui portapacchi, occhiali da sole e qualche strato termico per chi ne era sprovvisto e Andreas decide pure che dobbiamo dotarci di machete, la mezza sciabola per falciare la vegetazione, se è così famoso ci sarà un motivo, no?
Rituale pad thai chicken (noodles saltati con verdure e pollo, piatto onnipresente nella cucina tailandese) in un baretto del quartiere e poi andiamo a dormire.

10 Aprile

Dopo un paio di inversioni di marcia sulla tangenziale di Chiang Mai (occhio alle inversioni a U con la guida a sinistra!) i nostri bolidi ora sfrecciano sulla statale 108 diretti a sud ovest verso le falde del Doi Inthanon, che pur essendo di altezza modesta (poco più di 2500 m) è pur sempre la cima più alta del Regno.
Prima di abbandonare la canicola della pianura assolata, dei paesi e dei campi coltivati ed entrare tra le montagne facciamo un'ultima sosta di precauzione per rifocillarci (da qui in avanti la nostra dieta sarà sempre a base di noodles o riso, in brodo o saltato, con uova strapazzate e a volte pollo e l'immancabile vasta gamma di salse e spezie che vanno dal velatamente al brutalmente piccante). Interpelliamo un avventore al tavolo per quanto riguarda la presenza di stazioni di rifornimento lungo la strada che si inoltra tra le montagne e la questione desta rapidamente l'interesse di un'intera squadra di calcetto del tavolo adiacente. Nonostante il nostro gesticolare e il fioccare di termini gas, petrol station, fuel sembra regnare l'incomprensione. Stando al verdetto del coach della squadra dovrebbe esserci un benzinaio più avanti (15 km? 50 km? non è chiaro). Per sicurezza facciamo un altro pieno.
A posteriori: il rifornimento non è mai stato un problema, in quattro giorni percorreremo sterrate che sono state fatte perchè ci sono automezzi che le percorrono e che hanno bisogno di benzina.
La strada serpeggia guadagnando quota e i campi lasciano spazio alle foreste. Entriamo nel parco del Doi Inthanon pagando un ingresso da studenti grazie all'arte oratoria di Andreas.
Dopo una sosta rinfrescante in una pozza del fiume tracciamo una bozza di itinerario che passa per le valli e i villaggi alle falde della montagna spingendosi a nord.
Di nuovo in sella, lasciamo l'asfalto per dare inizio al nostro off-road e alla grande prova di orienteering che ci aspetta.

Con le tre mappe alla mano e i cartelli di varie epoche e fattezze che troviamo ai bivi e agli incroci il problema principale è dato da lato dalla differente traslitterazione della scrittura thai ai caratteri latini dall'altro all'estrema somiglianza (o vari casi omonimia) dei nomi delle località formati dalla combinazione di due termini monosillabi.
Alcuni nomi di villaggi: Khung Wang, Mae Hae, Huai Khao, Mae Khao, Huai Thang, Khun Klang, etc.
Quindi ad ogni bivio è tutto una scartabellare di mappe in cerca di nomi, riferimenti, indizi, non ultimi fiumi e rilievi, valli o ponti per accumulare consenso sulla scelta della strada di sinistra o di destra.
In un paio d'occasioni otteniamo un match esatto dei caratteri thai incisi sul cartello e la stampa in thai riportata tra le pieghe della mappa tipografica. Piccoli trionfi.

Nonostante ciò dopo un paio d'ore di sterrato e un paio di retromarce la mulattiera degrada rapidamente allo stato di sentiero. Ci ritroviamo a sgasare in prima tra sassi e piccoli guadi con i motori che stridono e i dubbi che crescono. Per fortuna regna il positive-thinking e dopo una mezz'ora di lento procedere la ruota anteriore tocca di nuovo la superfice levigada di una strada a lastroni di cemento.
Sfrecciamo lungo crinali con il motore che può di nuovo cantare verso il villaggio che ci eravamo prefissati come meta per il nostro primo giorno in sella.
Andreas trasporta con sé una dotazione minima di cucina da campo così accendiamo un fuoco nei pressi di un ruscello al bordo della strada. Con il contributo delle uova comprate nello spaccio del villaggio (per l'occasione con la negoziante ricorro al mimo della gallina) e della verdura ne esce fuori un rispettabilissimo e gradito pad thai fatto da noi.
Quando scende la notte montiamo le nostre tre amache sul limitare della foresta. Il velo anti-zanzare e l'ondeggiare delle fronde degli alberi che mi sovrastano mi lasciano intravedere il luccichio di qualche stella prima di addormentarmi.

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