venerdì 30 aprile 2010

Motor-trekking in Thailand (part 4)

Attraverso montagne e foreste nella regione di Chiang Mai con tre motociclette e tre amache

Fra noi e la città di Chiang Mai ormai ci sono solo statali e highway d'asfalto, ma guardando la cartina salta all'occhio lungo il tragitto verso sud la mole del Doi Chiang Dao (doi=montagna) che svetta oltre i duemila metri con il suo manto di foreste e spiritualità.
Decidiamo di tentarne l'ascesa per coronare con gloria il nostro circuito e al tempo stesso pompare un po' d'aria dentro i polmoni e godersi la quiete della montagna dopo quattro giorni di vibrazioni a cavalcioni dei nostri destrieri.
Del sentiero che percorre il Doi Chiang Dao non sappiamo nient'altro che la sua esistenza, bisognerà prodigarsi nell'arte di chiedere informazioni.

Intanto lungo la strada che conduce al paese di Chiang Dao alle pendici della montagna la celebrazione del Songkran impazza con potenza quadruplicata: ora gli schizzi, le secchiate e i getti d'acqua arrivano dai pick-up in marcia oltre che dal ciglio della strada.
In corrispondenza dei ponti l'amministrazione ha allestito persino delle impalcature di tubature che generano una pioggia continua sul passante.

Durante il pranzo, secchi alla mano, anche noi prendiamo parte alle celebrazioni ricaricando il nostro armamento in un bidone pieno d'acqua dove galleggia un blocco di ghiaccio grosso come un televisore; per un Songkran come si deve l'acqua deve essere gelida!
Mentre cerchiamo di raccogliere informazioni a destra e a manca facciamo una breve visita ai 700m di grotta che ospita tra stalattiti e forme calcaree molteplici buddha, dorati o scolpiti nella roccia, seduti o sdraiati.
Seguendo alcune indicazioni sommarie imbocchiamo con le nostre moto una stradina che si arrotola su per i pendii della montagna la cui vetta di tanto in tanto emerge dalla nebbia.
Abbiamo guadagnato quota e, con un po' di intuizione parcheggiamo i veicoli in uno spiazzo in corrispondenza di un passo. Da qua un sentiero ben marcato si inoltra nella boscaglia, confidiamo conduca alla cima.

Sudando come dei prosciutti al sole raggiungiamo una sella, improvvisamente il crepitare dei tronchi in fiamme sembra vicinissimo, ma è solo un illusione acustica.
Procediamo attraversando boschetti di banani, foreste di bamboo e piccoli spiazzi erbosi, qua e là le chiazze nerastre della vegetazione bruciata.

Un frusciare improvviso tra le foglie ci fa saltare come tre gatti, la sagoma grigio-verde do un grosso serpente sparisce allontanandosi tra le piante, la prima bestia che manifesta la sua esistenza, ma dove sono tutti gli animai, in vacanza?!
Comunque io mi sono già munito di bastone di bamboo con cui percuoto ogni due passi il suolo a scopo intimidatorio. Se messi alle strette c'è sempre Andreas munito di machete pronto per un corpo a corpo con l'eventuale rettile.

È pomeriggio inoltrato e la cima ancora lontana ci guarda dall'alto irridente tra nuvole e foschia.
Battiamo in ritirata senza la gloria della vetta.

Passiamo l'ultima notte all'insegna del lusso al Chiang Dao House regalandoci una doccia, un letto su cui dormire e tre birre Shinga; 4 giorni e 300 km di sgasate, frenate e secchiate d'acqua vanno coronti con un brindisi.

Savati Pi Mai!*
(*Happy new year)


Motor-trekking in Chiang Mai, Thailand from fustaki on Vimeo.



P.S.
Il giorno successivo faremo ingresso in una Chiang Mai febbricitante per la celebrazione del Songkran. Dalla veranda di un bar osserviamo il brulicare della folla che si accalca sulle rive del fossato che circonda le antiche mura in un'esplosione di schizzi, musica e risate che non avevo mai visto.
Non ci facciamo pregare troppo, compriamo tre secchi e ci gettiamo nella mischia giocando come bambini fino al tramonto. Ma questa è un'altra storia!

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