giovedì 11 settembre 2008

Reunion, GR2, giorno 3°

Come ci si poteva aspettare la caviglia accidentata di Francesca ora sembra una pallina da tennis; nonostante ciò una pioggia di Voltaren e la morsa di un bendaggio da lottatore di sumo hanno rimesso in gioco le sorti della traversata su cui gravava il presagio dell'abbandono per KO tecnico.

Da Dos d'Ane a Aurère

Poche centinaia di metri dopo la piccola chiesetta di Dos d'Ane il sentiero vira a sud e precipita giù per il fianco della montagna verso il solco argenteo del riviere des Galets, che scorre 800 m sotto di noi. La discesa estenuante è un martirio per Francesca che nel frattempo ha raffinato l'arte del bastoncino da Nordic-Walking fino ad aver assunto le movenze di un quadrupede.
E per coronare la discesa, prima di imboccare il sentiero polverso di fondo valle ci aspetta anche il guado del fiume fra tracce incerte e massi scivolosi.
Risaliamo la valle fra le pareti che via via si stringono fino a chiudersi nello strettoia denominata Le Porte. Accorciare i bacchetti, ora comincia la salita.
Gradini di pietra e scalini puntellati di bambù, il sentiero si inerpica per riprendere quota mentre il ruggito del fiume sotto di noi si affievolisce in un brusio lontano.
Sudati come due maratoneti raggiungiamo la spalla di un promontorio dove auspico la fine del supplizio.
Macchè, sopra le nostre teste il sentiero disegna delle Z minacciose sull'ultimo disarmante muro di montagna. Psicologicamente vinti ci trasciniamo come due peccatori fra gli scricchiolii sordi dei giganteschi tronchi di bambù mossi dal vento.
Gli scalini terminano all'improvviso, qualcuno sensatamente ha deciso di piazzare sulla sommità una panchina e una madonnina incastonata nella roccia: per offrire una tregua al camminatore, la prima, per limitare lo sproloquio di bestemmie del medesimo, la seconda.

Si apre un elegante vialetto alberato e pianeggiante, si scorgono i praticelli verdi, gli orti e i tetti colorati delle case di Aurère, un incrocio da Legoland e la contea di Hobbeville.
Ci sono la mucca, la capra, il cane, il gatto, la scuola, l'ambulatorio, lo spaccio e un palchetto per i concerti.
Poi c'è uno spiazzo d'erba -cosa sarà, un campo da calcio?- ci chiediamo. -Ma no! da pallavolo, c'è anche la rete appollottolata al centro!-
Dieci minuti dopo il ronzio inequivocabile di un elicottero; la grande libellula metallica si posa al centro del campo, il pilota salta giù, aggancia il cavo al carico racchiuso nella rete, risale a bordo, decolla e scompare dietro il crinale col suo baccello oscillante.

mercoledì 10 settembre 2008

Reunion, GR2, giorno 2°

Verso Dos d'Ane

Partiamo con tutta la calma del mondo per quella che sulla carta si direbbe una tappa facile.
Il crinale da discendere verso Dos d'Ane si rivela un susseguirsi di saliscendi tra le radici dei tamarindi aggrappati al ciglio della cresta; a nord i pendii scendono dolcemente verso la costa, dall'altra parte il precipizio che si affaccia sul Circo del Mafate con i suoi profili affilati.

Tre ore di marcia, dall'alto si intravedono già i tetti delle fattorie del paese sparse sull'altopiano quando il silenzio viene interrotto da uno -Stooock!- -Stump!- -UUUUaaaah!-
Francesca è rovinata al suolo.
Persino uno dei suoi fedeli bastoncini, come la sua caviglia destra, si piegato a "L".
Sento l'urlo e con il cuore in gola balzo come una lince in suo soccorso.
Attimi di panico, si teme il peggio, frattura? distorsione? riuscirò a trascinarla fino al paese? Ho ancora i brividi a pensarci.
Dopo 5 minuti psicologici e con numerose smorfie Francesca prova a rimettersi in piedi; nelle mani stringe le manopole dei bastoncini come il capitano di una nave col suo timone.
Sembra in grado di affrontare la tempesta.

L'ultima ora di cammino per ridiscendere il mezzo chilometro di sentiero che serpeggia fino a Dos d'Ane. Là potremo trovare una farmacia.

martedì 9 settembre 2008

Reunion, GR2, giorno 1°

Da St Denis a Plaine de Chicot

L'autobus ci scarica a Brulé dove le ultime case di St Denis, capitale dell'isola di Reunion, lasciano il posto a fattorie, orti, qualche fazzoletto di terra coltivata strappato ai fianchi scoscesi delle colline, poi solo foresta fino alle alture della Roche Ecrite.

Il sentiero serpeggia fra vegetazione sempre diversa, palme, pini, i fantasiosi tronchi contorti dei tamarindi, un sottobosco pieno di inconsueti odori speziati; è come camminare in un parco botanico o nello scenario di un romanzo di Tolkien.
Sbuffiamo su per le centinaia di scalini di legno fino a che il bosco si apre, radure erbose sono illuminate dal sole che splende ancora da Nord, poi le casette di Hansel & Gretel del rifugio di Plaine de Chicots.

Condividiamo la camerata con un gruppo di trekkers de la metropole (la Francia europea) e una comitiva di signore attempate della costa sud dell'isola che ha deciso di vivere la terza età all'insegna dell'avventura bucolico-sportiva, dei brindisi a colpi di rhum arrangè e della risata sguaiata.
Estraggo faticosamente il voluminoso sacco a pelo incastonato sul fondo del mio zaino; ingombrante quanto inutile, sarà l'unica notte in cui ne farò uso.