martedì 22 dicembre 2009

17. Nepal 2003 - diario di un viaggio - Ultimi giorni

16 Novembre

Sundarijal 1360 m

Ieri sera il pollo non era poi così –very good-; una delle poche volte (a parte l’Oscar del Piccante del ristorante indiano di Pokhara) che la cena ci è rimasta sulla stomaco.

Per la colazione decidiamo di fare due passi scendendo per trovare un posto più a valle.

Ci ritroviamo inaspettatamente ad attraversare un posto di blocco dell’esercito che è anche l’ingresso del Parco di Shivapurna; peccato che noi arriviamo dal lato sbagliato, ossia siamo già dentro, e senza biglietto; vogliamo solo uscire, fra l’altro non si sa nemmeno quando come siamo entrati; forse la scorciatoia dimensionale del vecchio nel bosco, mah.

Alla fine concordiamo con l’Ufficiale il prezzo di un biglietto per tutti e due, ormai abbiamo capito come si fa. Francesca si guadagna pure i sinceri apprezzamenti dei gentilissimi soldati che avrebbero gradito anche una foto ricordo.

Finalmente la colazione, qui all’ Ecstasy Adventure Cafe immerso nel verde con i nepalesi che giocano a freccette; purtroppo è disponibile solo nella versione English Breakfast Set : uova, patate (piccanti), toast, burro, marmellata & caffè; così proviamo pure questa.

16 Novembre

Pashupatinath, Kathmandu 1340 m

Da Sundarijal prendiamo un autobus contrattando sul prezzo; funziona che prima di guardano negli occhi e poi sparano quello che secondo loro è il prezzo del biglietto.

Scendiamo a Boudha dove c’è uno stupa enorme, il più grande del Nepal, poi a piedi per la quieta periferia di Kathmandu verso il complesso di templi di Pashupatinath sulla riva del fiume per assistere a una cremazione induista.

Per entrare si paga e all’ingresso ronzano le guide a caccia di turisti; non entriamo, saliamo lungo una scalinata laterale, poi un sentiero che scende al fiume più a monte da dove si vede lo stesso. Ci appostiamo per vedere da lontano la salma ricoperta di veli e fiori che viene benedetta con le acque sacre del Bramati dai parenti in lacrime, la costruzione della pira, poi le fiamme; due funzionarie provvedono a gettare paglia bagnata sul corpo per contenere il fuoco e per coprire la vista delle viscere arrosto; il fumo e l’odore acre di carne bruciata arrivano fino a qua. Le ceneri infine andranno in acqua, da là fino al Gange.

17 Novembre

Kathmandu 1340 m

Ieri sera, la penultima cena in terra nepalese mi rallegravo tra me & me di aver passato un mese di regolarità incomiabile dal punto di vista gastrointestinale; mi trattenni dall’esporre l’argomento a Francesca, mi dico –non si sa mai porti sfiga-. E’ bastato il pensiero. Dolori e scariche arrivarono come una temporale in agosto; per fortuna dal tavolo al cesso (libero) del ristorante la strada era breve. Al momento sono sotto l’effetto paralizzante dell’Imodium, tutto ok, staremo a vedere.

La mattina trascorre oziosa tra le vie congestionate di Thamel tra una bottega di borse colorate e una bancarella di t-shirt. In Nepal se non ci sono le salite, il sudore e la fatica a distrarti e difficilissimo sottrarsi alla frenesia delle spese, all’acquisto compulsivo, come dice Francesca.

Il ricordo dei kilometri percorsi tra i monti ora si fa più limpido, definito; ancora vivido, ma già nelle gallerie della memoria; il pascolo degli yak con il sole che scompare dietro le creste ghiacciate dell’Annapurna, il pile stretto addosso, le mani in tasca, le gradazioni del cielo sopra la testa e il sentiero del domani che si snoda su per la valle; sei lontanissimo da tutto quello che conosci, un puntolino tra i monti di un altro continente e quel sentiero è la garanzia della realtà; quella strisciolina stampata in rosso su cui passavi il dito seduto alla tua scrivania un mese fa ora è un solco di terra vera, hai la polvere sulle scarpe, crosticine di fango sui pantaloni, e devi solo seguirlo, ti riporterà a casa.

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