sabato 19 dicembre 2009

2. Nepal 2003 - diario di un viaggio - Kathmandu

24 Ottobre - mattina

Kathmandu 1340 m

Sono sul tetto del Mt. Annapurna GuestHouse; mattina presto, Francesca dorme, ognuno recupera i fusi a suo modo, io non avevo più sonno. Comunque fra un’ora ci vediamo con Robert per la colazione.

L’arrivo ieri sera è stato d’impatto; dopo le file per i visti d’ingresso esci nel piazzale all’entrata dell’aereoporto e ti assale lo sciame di tassisti pronti ad offrirti le due cose di cui in effetti hai bisogno: il trasporto verso il centro e una pensione.

Così ci troviamo con l’inglese Robert anche lui appena sbarcato per il suo viaggio nepalese inscatolati dentro il taxi, una vecchia Corvette. Guida a destra, gli zaini che sporgono fuori dal bagagliaio, i colpi di clacson, scarsissima illuminazione, biciclette e pedoni che spuntano nella penombra fra i paraurti di taxi, jeep, risciò e Tempo, piccoli tricicli a motore stile Ape Piaggio; nelle narici il monossido dei tubi di scappamento e mentre il conducente pensa ad imprecare in nepalese ad ogni incrocio, il copilota Kiran anglofono ci chiede quanto stiamo, dove andiamo, ci parla della festività di domani e naturalmente della sua pensione Mt. Annapurna GuestHouse. Mentre Kiran suggerisce a Robert di spacciarsi per irlandese perché è meglio di inglese o americano, il pilota brucia il rosso dell’unico incrocio semaforizzato e per punizione il vigile ci dà una palettata sul cofano.

Entriamo a Thamel, il quartiere dei negozi e degli alberghi per gli occidentali, ci mostrano la pensione; contrattiamo un po’ sul prezzo, 8 dollari, alla fine rimaniamo qui, una bella camera con bagno. Mi faccio una doccia mentre Francesca armeggia pericolosamente con il caricabatterie e la presa sfidando apertamente l’amperaggio della rete elettrica di Kathmandu.

Cena con Robert al, sembrerà strano, Annapurna Restaurant. Le insegne del quartiere di Thamel sono una permutazione ciclica dei nomi altisonanti Everest, Himalaya, Makalu, Helambu, Tibet, Annapurna seguiti dalle specificazioni Guesthouse, Hotel, Inn, Resort, Guide Office, Call Center, Internet Point, Cafè, Restaurant, Bookstore, Bakery o Outdoor Equipment: in pratica tutto e solo ciò di cui la moltitudine di occidentali a passeggio ha bisogno. Il cibo è buono, piccante, economico; un salto ad un internet point e poi a nanna che, se non fossero bastate le ore di viaggio, ci avrebbe pensato la bottigliona di birra Everest a farmi fare sonni tranquilli.

Dal tetto ti guardi intorno, altri tetti, un susseguirsi di antenne, bidoni dell’acqua, pannelli solari, panni stesi, festoni, bandiere e uccelli che saettano tra grondaie & cornicioni; tutte case in mattoni di cotto rosso tipo america primi novecento; niente templi o palazzi in vista, ma fra le alture che abbracciano la città spunta tra le nuvole la testa bianca di una vetta d’alta quota. I cani abbaiano nei cortili, c’è anche un gallo che intona la sveglia da qualche parte, e fiori dappertutto, gialli, rossi, viola.


La colazione internazionale: caffè, toast e marmellata nella saletta della Guesthouse.

Sadi in perfetto inglese comincia a parlarci di trekking, dei problemi dello sviluppo turistico e di yeti e alla fine ci conduce alla sua agenzia. Cerca in tutti i modi di convincerci a prendere una guida, ma noi lo abbiamo seguito solo per prenotare l' autobus di domani.

Estenuante fila per il cambio di rupie alla banca con il miglior tasso; esco con una mazzetta di banconote come un gangster e ci registriamo all’ufficio dell’ Annapurna Conservation Area Project (ACAP) per il visto del trekking.

Il traffico dei veicoli per le strade di Kathmandu balza subito agli occhi e quello nelle zone pedonali è una cosa sconcertante; le auto non entrano solo dove non passano fisicamente e al posto loro ci sono i centauri; frotte di motociclette si fanno strada a colpi di clacson fra la calca della gente con le buste di verdure in mano. Poi ci sono i risciò; piloti provetti disegnano traiettorie millimetriche, un centimetro a destra e sfondano la bancarella di mele con il cardine della ruota, a sinistra e sfonda l’altro risciò. A volte ti trovi in mezzo. Poi c’è l’ingorgo multiplo quando una moto, un risciò e un ape tempo si incontrano all’angolo del vicolo e si incastrano come i pezzi di tetris; neanche il tempo per una marcia indietro e arrivano altre due moto, un taxi e il carretto di frutta. Il flusso pedonale è completamente otturato mentre i conducenti risolvono il rebus; per fortuna i pedoni non hanno il clacson.

Pranzo sulla terrazza del Cafè de Trekkers tra crepes, the e omlette sempre insieme al nostro Robert che ci spiega la corretta sequenza di operazione da eseguire per la preparazione di una buona tazza di tea . Poi verso Durbar Square, la piazza dei monumenti.

Oggi è festa, il primo dei cinque giorni è dedicato ai cani, le porte degli dei, che per l’occasione, siano essi anche pulciosi cagnazzi impolverati, sono addobbati con ghirlande di fiori. In piazza ci sono spettacoli di danza e cori; non manca l’esibizione di un pop singer locale sul palco illuminato. Dall’altra parte delle donne come vestali mantengono vive le fiammelle di centinaia di candele che disegnano una scritta. Un tappezziere nepalese affascinato finisce per chiedere la mano di Francesca che lo elude garantendo che al ritorno dal trekking accetterà l’invito ad una tazza di tè.

Nessun commento: