martedì 22 dicembre 2009

13. Nepal 2003 - diario di un viaggio - Pokhara

9 Novembre - cena

Pokhara 880 m

Piacevolmente seduti al tavolo di un bar sul lungolago con il succo di mango, maglietta, sandali e occhiali da sole, –just relax- come si sognava al freddo tra i monti innevati.

Quattro ore di autobus sferragliante per arrivare fino a qua tra buche, guadi, i posti di blocco dell’esercito e i clacson a pieno regime.

Poi arriva Pokhara, la città delle casette e delle stradine con le biciclette e i polli; agli occhi dei numerosi procacciatori di turisti i polli siamo noi, -i dollari con le gambe- come dice Francesca, ma basta destreggiarsi un po’ ed eccoci al Peaceful Lodge con il grande giardino con le siepi e il nostro bucato totale steso al sole.


Il viale del lungolago è, come Thamel a Kathmandu, una distesa ininterrotta di insegne, botteghe di vestiti, artigianato, baretti, bakery, banchi cambiavaluta, qualche mucca che passeggia, ristoranti, fotografi, market e agenzie turistiche per prenotare autobus, trekking, safari, corsi di yoga, massaggi, parapendio, kayak e meditazione.

Io e Francesca ci compriamo dei vestiti meno montanari e più fricchettoni, poi si cena sulla terrazza del ristorante indiano Sikh Indian. La scritta a caratteri fiammeggianti evidenzia il tono deliberatamente piccante del menù. Perdio, anche il tè era piccante.

10 Novembre - pranzo

Pokhara 880 m

Mattina, il tempo è un po’ nuvolo, chissà se il nostro superbucato riuscirà ad asciugarsi. Colazione alla German Bakery che avevamo adocchiato ieri pomeriggio con caffè & latte e un croissant al cioccolato da dieci e lode; ancora shopping, la prenotazione per il bus che ci porterà domani a sud verso il Chitwan National Park , poi due biciclette in affitto per un giorno (50 rupie, circa 60 centesimi di euro!) e via per la campagna di Pokhara; campi coltivati intorno al lago, uomini e donne che affastellano le balle di riso con i fazzoletti in testa; silenzio e calma disarmanti anche qui, sulla terrazza del Guru Lotus Restaurant affacciato sul lago con Manu Chao di sottofondo, uno stato di rilassamento che ha dell’esoterico.


Pomeriggio, ancora in bicicletta questa volta a nord della città lungo la strada che costeggia il lago; ci sono i pescatori sulle barchette che lasciano la scia sull’acqua immobile, qualche lodge isolato; tranquillità che si mescola alla calda umidità del lago, ai suoni ovattati, alle sfumature tenui e all’odore delle risaie. Non me lo immaginavo un posto così, calmo, seducente, ammaliante, da scioglierti le membra.

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